La scuola cattolica risorsa educativa della chiesa locale per la società. Nota pastorale. Conferenza Episcopale Italiana 2014.
- Chiunque si occupi oggi di educazione, e in particolare di scuola, si trova di fronte a nuove e impegnative responsabilità, dovute ai rapidi e profondi mutamenti verificatisi negli ultimi decenni in ogni aspetto della vita civile. Assistiamo a profonde trasformazioni del modo di pensare e degli stili di vita delle persone, a scoperte scientifiche che comportano modalità nuove di gestire l’informazione e la comunicazione, al fenomeno della pluriculturalità, alla globalizzazione. Si tratta solo di alcuni tra gli aspetti più vistosi del clima culturale all’interno del quale gli educatori, e la scuola in particolare, sono impegnati a far crescere le nuove generazioni.
Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 2010.
- Considerando le trasformazioni avvenute nella società, alcuni aspetti, rilevanti dal punto di vista antropologico, influiscono in modo particolare sul processo educativo: l’eclissi del senso di Dio, l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato, la difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività. Ma già Benedetto XVI, parlando di “emergenza educativa”, aveva individuato le cause di questo fenomeno dei nostri tempi sia nel diffuso falso concetto dell’autonomia dell’uomo, che gli fa pretendere di essere autosufficiente ma che di fatto lo isola da ogni relazione realmente costitutiva con gli altri, sia nel relativismo di tanta parte della cultura contemporanea sostanzialmente indifferente alla ricerca della verità.11 Cfr BENEDETTO XVI, Discorso alla 61a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, 2010.
Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova. Congregazione per l’educazione cattolica. Istrumentum laboris 2014.
- La Dichiarazione Gravissimum educationis
La Dichiarazione Gravissimum educationis aveva lo scopo di richiamare l’attenzione di tutti i battezzati sull’importanza della questione educativa. Tale documento, che intendeva fornire alcuni orientamenti di fondo in ordine ai problemi educativi, va collocato nel complesso dell’insegnamento conciliare, e va letto insieme agli altri testi approvati dal Concilio. La Gravissimum educationis, come dichiara nella sua introduzione, non va vista come la risposta definitiva a tutti i problemi dell’educazione, ma come un documento che viene consegnato a una speciale Commissione post-conciliare – divenuta poi l’Ufficio Scuole della Congregazione per l’Educazione Cattolica – per sviluppare ulteriormente i principi dell’educazione cristiana, nonché alle Conferenze Episcopali per applicarli alle diverse situazioni locali. Tra i molti elementi di raccordo che la Dichiarazione presenta con i documenti conciliari (concernenti la liturgia, il ministero dei vescovi, l’ecumenismo, il ruolo dei laici, le comunicazioni sociali…), forse quelli più significativi riguardano le due Costituzioni maggiori, la Lumen gentium (promulgata il 21 novembre 1964) e la Gaudium et spes (promulgata il 7 dicembre 1965). La Gravissimum educationis fa diversi riferimenti alla Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, così come la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, nel capitolo II della Parte II (dedicato a La promozione del progresso e della cultura), rinvia alla Gravissimum educationis. L’esame coordinato dei tre documenti si rivela particolarmente prezioso per l’aiuto che può fornire rispetto alle due dimensioni che l’educazione, assunta in una prospettiva di fede, deve necessariamente tenere presenti: la dimensione secolare e la dimensione teologico-spirituale.
a) Contesto storico-sociale e ruolo dei cristiani
Dal tempo del Concilio, il contesto storico-sociale è molto mutato, sul piano delle visioni del mondo non meno che sul piano delle concezioni etico-politiche. Gli anni ‘60 erano un tempo di fiduciosa attesa, grazie proprio all’indizione del Concilio oltre che al delinearsi di una maggiore distensione nei rapporti fra gli Stati. Rispetto ad allora lo scenario è profondamente cambiato. Si è evidenziata una marcata spinta alla secolarizzazione. Il sempre più accentuato processo di globalizzazione, anziché favorire la promozione dello sviluppo delle persone e una maggiore integrazione fra i popoli, sembra al contrario limitare la libertà dei singoli e acuire i contrasti tra i diversi modi di concepire la vita personale e collettiva (con posizioni oscillanti tra il più rigido fondamentalismo e il più scettico relativismo). Non meno significativi sono alcuni fenomeni di natura eminentemente economico-politica, come l’attacco al Welfare State e ai diritti sociali, il trionfo del liberalismo con le sue nefaste ripercussioni sul piano educativo e scolastico. Tuttavia i cambiamenti intervenuti rispetto agli anni ‘60 non solo non infirmano il magistero espresso dal Concilio sulle tematiche educative, ma ne mettono in risalto la portata profetica. Tanto la Gravissimum educationis, quanto la Gaudium et spes (nn. 59-60) contengono orientamenti di grande lungimiranza e fecondità storica, che possono servire ad affrontare anche molte delle sfide attuali: l’affermazione della disponibilità della Chiesa a compiere un’opera di servizio a sostegno della promozione delle persone e della costruzione di una società sempre più umana.
Il riconoscimento dell’istruzione come ‘bene comune’. La rivendicazione dell’universale diritto all’educazione e all’istruzione per tutti, che trova per altro ampi riscontri nelle dichiarazioni di organismi internazionali come l’UNESCO (EFA: Education for All).
L’implicito sostegno a tutti gli uomini e a tutte le istituzioni internazionali che, battendosi per tale diritto, si oppongono all’imperante liberalismo. La tesi secondo cui la cultura e l’educazione non possono essere asservite al potere economico e alle sue logiche. Il richiamo al dovere della comunità e di ciascuno di sostenere la partecipazione della donna alla vita culturale. La delineazione di un contesto culturale di “nuovo umanesimo” (GS, n. 55), con cui il Magistero è in costante dialogo.
b) Visione teologico-spirituale
Non meno importante è l’aiuto che il magistero conciliare è in grado di fornire alla dimensione dell’educazione cristiana, come formazione spirituale e teologica del battezzato e della sua coscienza. Il n. 2 della Gravissimum educationis e i nn. 11 e 17 (oltre ai nn. 35 e 36) della Lumen gentium contengono alcune rilevanti prospettive, tra le quali vale la pena di notare: la presentazione dell’educazione cristiana come opera di evangelizzazione /missione (Lumen gentium, n. 17). La sottolineatura secondo cui il profilo educativo fondamentale per i battezzati non può che essere di ordine sacramentale: esso va, cioè, incentrato sul battesimo e sull’eucarestia (Lumen gentium, n. 11). L’esigenza che, sia pure nel rispetto di questa sua specificità, l’educazione cristiana proceda di pari passo con l’educazione umana, in modo da evitare che la vita di fede sia vissuta o anche solo percepita separatamente rispetto alle altre attività della vita umana. L’invito ad assumere l’educazione cristiana nella cornice di fede di una Chiesa povera per i poveri (Lumen gentium, n. 8), secondo quello che, per altro, risulta essere, oggi, uno dei punti forti del messaggio ecclesiale.