Gesù Cristo Risorto e la vocazione della persona umana

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  • Esortazione apostolica Evangelii Gaudium del santo padre Francesco, 2013
  1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni.
  2. Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consu­mo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene.
  3. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.
  • Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 2010.
  1. Nel corso dei secoli Dio ha educato il suo popolo, trasformando l’avvicendarsi delle stagioni dell’uomo in una storia di salvezza: «Egli lo trovò in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio. Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Signore, lui solo lo ha guidato, non c’era con lui alcun dio straniero» (Dt 32,10-12). Di questa storia noi ci sentiamo partecipi. La guida di Dio, in tutta la sua forza e tenerezza, si è fatta pienamente e definitivamente visibile in Gesù di Nazaret. Clemente Alessandrino, un autore del II secolo, gli attribuì il titolo di “pedagogo”: è Lui il maestro e il redentore dell’umanità, il pastore le cui orme guidano al cielo. Clemente individua nella Chiesa, sposa e madre del maestro, la “scuola” dove Gesù insegna, e conclude con questa esortazione: «O allievi della divina pedagogia! Orsù, completiamo la bellezza del volto della Chiesa e corriamo, noi piccoli, verso la Madre buona; diventando ascoltatori del Logos, glorifichiamo il divino piano provvidenziale, grazie al quale l’uomo viene sia educato dalla pedagogia divina che santificato in quanto bambino di Dio: è cittadino dei cieli, mentre viene educato sulla terra; riceve lassù per Padre colui che in terra impara a conoscere» CLEMENTE ALESSANDRINO, Pedagogo III, 99, 1..

 

  1. In Gesù, maestro di verità e di vita che ci raggiunge nella forza dello Spirito, noi siamo coinvolti nell’opera educatrice del Padre e siamo generati come uomini nuovi, capaci di stabilire relazioni vere con ogni persona. È questo il punto di partenza e il cuore di ogni azione educativa.

 

 

  • Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore. Congregazione per l’educazione cattolica, 2013.
  1. Le differenti condizioni ambientali, storiche e sociali hanno introdotto un’ampia diversità all’interno dell’unica comunità umana, nella quale peraltro «ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili» (GIOVANNI XXIII, Lettera enciclica Pacem in terris (11 aprile 1963), n. 5).

34.  L’antropologia cristiana pone il fondamento dell’uomo e della donna e della loro capacità di fare cultura nell’esser creati ad immagine e somiglianza di Dio, Trinità di persone in comunione. Fin dalla creazione del mondo, infatti, ci è rivelata la paziente pedagogia di Dio. Lungo la storia della salvezza Dio educa il suo popolo all’Alleanza – cioè ad un rapporto vitale – e ad aprirsi progressivamente a tutti i popoli. Tale Alleanza ha il suo culmine in Gesù, che attraverso la morte e risurrezione l’ha resa “nuova ed eterna”. D’allora lo Spirito Santo continua a insegnare la missione che Cristo ha affidato alla sua Chiesa: «Andate e ammaestrate tutte le nazioni … insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt, 28, 19-20).

  1. «Ogni essere umano è chiamato alla comunione in forza della sua natura creata a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1, 26-27). Pertanto, nella prospettiva dell’antropologia biblica, l’uomo non è un individuo isolato, ma una persona, il cui essere relazionale si fonda nella Trinità delle persone in Dio. La comunione alla quale l’uomo è chiamato implica sempre una duplice dimensione, cioè verticale (comunione con Dio) e orizzontale (comunione tra gli uomini). Risulta essenziale riconoscere la comunione come dono di Dio, come frutto dell’iniziativa divina compiuta nel mistero pasquale».
  2. La dimensione verticale della comunione della persona con Dio si realizza in modo autentico, seguendo la via che è Gesù Cristo. Infatti, «solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo […]. Cristo […] svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione». Allo stesso tempo, tale dimensione verticale cresce nella Chiesa che «è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano».

«La santa madre Chiesa, nell’adempimento del mandato ricevuto dal suo divin Fondatore, che è quello di annunziare il mistero della salvezza a tutti gli uomini e di edificare tutto in Cristo, ha il dovere di occuparsi dell’intera vita dell’uomo, anche di quella terrena, in quanto connessa con la vocazione soprannaturale; essa perciò ha un suo compito specifico in ordine al progresso e allo sviluppo dell’educazione». CONCILIO VATICANO II, Dichiarazione Gravissimum educationis, proemio.

  • La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio. Congregazione per l’educazione cattolica, 1997.

 

  1. La scuola cattolica si configura come scuola per la persona e delle persone. «La persona di ciascuno, nei suoi bisogni materiali e spirituali, è al centro del magistero di Gesù: per questo la promozione della persona umana è il fine della scuola cattolica». Tale affermazione, mettendo in luce il rapporto vitale dell’uomo con Cristo, ricorda che nella Sua persona si trova la pienezza della verità sull’uomo. Perciò la scuola cattolica, impegnandosi a promuovere l’uomo nella sua integralità, lo fa, obbedendo alla sollecitudine della Chiesa, nella consapevolezza che tutti i valori umani trovano la loro realizzazione piena e quindi la loro unità nel Cristo. Questa consapevolezza esprime la centralità della persona nel progetto educativo della scuola cattolica, ne rafforza l’impegno educativo e la rende idonea ad educare personalità forti.

 

  • Congregazione per l’educazione cattolica, Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova. Instrumentum laboris, 2014

Per prima cosa dobbiamo riformulare l’antropologia che si trova alla base della nostra visione di educazione nel XXI secolo.

Si tratta di un’antropologia filosofica che deve essere un’antropologia della verità. Un’antropologia sociale, cioè, dove si concepisce l’uomo nei suoi rapporti e nel suo modo di esistere.

Un’antropologia della memoria e della promessa. Un’antropologia che fa riferimento al cosmo e che prende a cuore lo sviluppo sostenibile.

E ancor più un’antropologia che fa riferimento a Dio. Lo sguardo di fede e di speranza, che ne è il fondamento, scruta la realtà per scoprirvi il progetto nascosto di Dio. Partendo così da una riflessione profonda sull’uomo moderno e sul nostro mondo attuale, noi dovremmo riformulare la nostra visione sull’educazione.

  • Riflessioni per un progetto educativo, documento – ad uso interno – della Commissione pedagogica lombarda elaborato nel triennio 2012-2015.

 

La visione di persona.

Ogni persona è unica, originale, irripetibile.

Ogni persona è immagine di Dio, segno della presenza di Dio in mezzo a noi e deve essere valorizzata perché possa realizzarsi, cioè essere sempre più a somiglianza di Cristo.

Prendersi cura della persona significa accogliere, ascoltare, valorizzare le differenze per costruire risposte alle vere “domande educative” del bambino e non dare risposte precostituite “chiedendo” ad ogni bambino di adeguarsi e adeguare le sue domande.

La scuola dell’infanzia non programma solo un percorso di apprendimento che permette di comprendere e produrre messaggi, conoscere l’ambiente circostante, porre problemi e ipotizzare soluzioni, ma cura le condizioni perché ogni bambino possa sviluppare le sue potenzialità in un clima di fratellanza, favorisce le domande di senso e testimonia un progetto di vita buona alla luce del Vangelo.