La proposta educativa della scuola cattolica: l’esperienza del pregare con i bambini

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  • Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Settembre 2012.

I campi di esperienza    Il sé e l’altro   Negli anni della scuola dell’infanzia il bambino … osserva l’ambiente che lo circonda e coglie le diverse relazioni tra le persone; ascolta le narrazioni degli adulti, le espressioni delle loro opinioni e della loro spiritualità e fede; … raccoglie discorsi circa gli orientamenti morali, il cosa è giusto e cosa è sbagliato, il valore attribuito alle pratiche religiose. I bambini sono alla ricerca di legami affettivi e di punti di riferimento, di conferme e di serenità e, al contempo, di nuovi stimoli emotivi, sociali, culturali, di ritualità, ripetizioni, narrazioni, scoperte.

  • Riflessioni e orientamenti sul dialogo interreligioso e sull’Annuncio del Vangelo di Gesù Cristo. Consiglio Pontificio per il dialogo interreligioso, 1991.

  1. Esistono diverse forme di dialogo interreligioso. Può essere utile richiamare quelle che sono state menzionate all’interno del documento stipulato nel 1984 dal Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso. Esso: parla di quattro forme, senza pretendere di stabilire alcun ordine di priorità tra di esse:

a) Il dialogo della vita, che si ha quando le persone si sforzano di vivere con lo spirito aperto e pronta a farsi prossimo, condividendo le loro gioie e le loro pene, i loro problemi e le loro preoccupazioni umani.

b) Il dialogo dell’azione, nel quale i cristiani e gli altri credenti collaborano per lo sviluppo integrale e per la liberazione del loro prossimo

c) Il dialogo dello scambio teologico, nel quale gli specialisti cercano di approfondire la propria comprensione delle loro rispettive eredità spirituali, e di apprezzare, ciascuno i valori spirituali dell’altro.

d) Il dialogo dell’esperienza religiosa, nel quale le persone, radicate nelle loro tradizioni religiose condividono le loro ricchezze spirituali, per esempio nel campo della preghiera e della contemplazione, della fede e dei modi di ricercare Dio o l’Assoluto.

 

  1. L’interdipendenza delle varie forme di dialogo

Non bisognerebbe mai perdere di vista questa varietà di forme di dialogo. Se venisse ridotto a uno scambio teologico, il dialogo potrebbe essere considerato facilmente una sorta di ambito privilegiato nella missione della chiesa, (uno spazio) un dominio riservato agli specialisti. Al contrario, tutte le chiese locali tutti i loro membri – guidati dal Papa e dai loro vescovi – sono chiamati al dialogo, anche se non tutti allo stesso modo. Si può notare inoltre che le diverse forme di dialogo sono interconnesse tra di loro. I contatti all’interno della vita quotidiana e l’impegno comune all’azione apriranno in modo naturale la porta alla collaborazione alla promozione dei valori umani e spirituali; i contatti e l’impegno comune possono anche eventualmente portare al dialogo dell’esperienza religiosa in risposta alle grandi domande che le circostanze della vita non mancano di far sorgere nelle menti degli uomini (cfr NA 2). Gli scambi a livello di esperienza religiosa possono dare maggior vita alle discussioni teologiche, e quest’ultime, in cambio, possono illuminare l’esperienza ed incoraggiare i contatti più stretti.

  • Riflessioni per un progetto educativo, documento – ad uso interno – della Commissione pedagogica lombarda elaborato nel triennio 2012-2015.

Il significato che l’educatore cristiano dà all’espressione: ‘centralità della persona’ diventa ancora più chiaro quando si esplicitano alcune importanti conseguenze che sul piano pedagogico derivano da tale principio. Eccone alcune:

  • La persona come soggetto principale della propria educazione. “Ciò che soprattutto conta nell’opera educativa è un continuo richiamo all’intelligenza e alla libera volontà del bambino”.
  • La conquista della libertà interiore come fine primario dell’educazione. “Il fine primario dell’educazione riguarda la persona umana dal punto di vista della sua vita personale e del suo progresso spirituale”, quindi “la conquista della interiore e spirituale libertà…, la liberazione [della persona] mediante la conoscenza e la sapienza, la buona volontà e l’amore”.
  • L’attenzione ai bisogni del bambino (compresi i bisogni spirituali) come criterio guida per l’educatore.
  • L’educazione integrale.  “Non va dimenticato che nella scuola si istruisce per educare, cioè per costruire l’uomo dal di dentro, per liberarlo dai condizionamenti che potrebbero impedirgli di vivere pienamente da uomo; per tale motivo, la scuola deve partire da un progetto educativo intenzionalmente rivolto alla promozione totale della persona”.