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La scuola cattolica risorsa educativa della chiesa locale per la società. Nota pastorale. Conferenza Episcopale Italiana 2014.
La proposta culturale della scuola cattolica ha la sua originalità nel fatto che, partendo dalla visione cristiana della persona e dell’educazione, intende far sintesi tra fede e cultura e tra fede e vita. Si tocca qui – la costatazione è di ovvia evidenza – il criterio più decisivo per il discernimento tra una scuola realmente cattolica e una che non lo è. Sulla base di questa profonda convinzione va costruita l’intera proposta culturale della scuola cattolica, che ha da dire una parola originale sul senso del processo educativo in ogni livello scolastico. Nello stesso tempo va affermato che i caratteri di originalità di cui qui si parla trovano la loro concreta interpretazione nel vissuto degli educatori, per i quali fondamentale è vivere il proprio compito come un’espressione di amore il cui fine è condurre l’allievo nel cammino faticoso e appassionante della ricerca della verità fino al conseguente incontro con Dio. In estrema sintesi, la proposta educativa della scuola cattolica si distingue per la sua intenzione di mettere in feconda sinergia il perseguimento dei valori profondamente umani legati alla verità, alla giustizia, all’amore universale e alla libertà mediante l’accostamento onesto agli insegnamenti del Vangelo di Gesù Cristo. La sua originalità partecipa dunque della “novità cristiana”, in quanto capace di generare un progetto educativo con una sua visione specifica del mondo, della vita, della cultura e della storia, ma nella quale in ogni caso a essere messa al centro è la persona umana e la sua dignità. Da qui l’importanza, per la scuola cattolica, di riaffermare, in un contesto culturale che tende invece a metterla in secondo piano, la dimensione umanistica, sapienziale e spirituale del sapere e delle varie discipline scolastiche.
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Congregazione per l’educazione cattolica, Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova. Instrumentum laboris, 2014
Pur nella pluralità dei contesti culturali e nella varietà delle possibilità educative e dei condizionamenti entro i quali si opera, vi sono alcuni elementi di qualità che una scuola e un’università cattolica devono saper esprimere:
– il rispetto della dignità di ogni persona e della sua unicità (e quindi il rifiuto di una educazione e istruzione di massa, che rendono la persona umana manipolabile o la riducono a numero);
– la ricchezza di opportunità offerte ai giovani di crescere e di sviluppare le proprie capacità e doti;
– una equilibrata attenzione agli aspetti cognitivi, affettivi, sociali, professionali, etici, spirituali;
– l’incoraggiamento affinché ciascun alunno possa sviluppare i propri talenti, in un clima di cooperazione e di solidarietà;
– la promozione della ricerca come impegno rigoroso nei confronti della verità, nella consapevolezza dei limiti dell’umano conoscere, ma anche con una grande apertura della mente e del cuore;
– il rispetto delle idee, l’apertura al confronto, la capacità di discutere e collaborare in uno spirito di libertà e di attenzione alla persona.
- La centralità della persona che apprende
La scuola, e ancora di più l’università, sono impegnate a fornire agli studenti una formazione che li abiliti ad entrare nel mondo del lavoro e della vita sociale con competenze adeguate. Tuttavia questo, per quanto indispensabile, non è sufficiente. Una buona scuola e una buona università si misurano anche dalla loro capacità di promuovere attraverso l’istruzione un apprendimento attento a sviluppare competenze di carattere più generale e di livello più elevato. L’apprendimento non è solo assimilazione di contenuti, ma opportunità di auto-educazione, di impegno per il proprio miglioramento e per il bene comune, di sviluppo della creatività, di desiderio di apprendimento continuo, di apertura agli altri. Ma può anche essere una occasione per aprire il cuore e la mente al mistero e alla meraviglia del mondo e della natura, alla coscienza e consapevolezza di sé, alla responsabilità verso il creato, all’immensità del Creatore.
In particolare, la scuola non sarebbe un ambiente di apprendimento completo, se ciò che l’alunno apprende non diventasse anche occasione di servizio alla propria comunità. Apprendere, ancora oggi, è considerato da molti studenti un obbligo o una imposizione. È probabile che questo dipenda anche da una incapacità della scuola a comunicare agli alunni, oltre alle conoscenze, la passione, che è la molla della ricerca. Quando, però, gli studenti hanno l’opportunità di sperimentare che quanto apprendono è importante per la loro vita e per quella della comunità di appartenenza, la loro motivazione cambia. È desiderabile che gli insegnanti propongano agli studenti occasioni per sperimentare la ricaduta sociale di quanto stanno studiando, favorendo in tal modo la scoperta del nesso tra scuola e vita, e lo sviluppo del senso di responsabilità e di cittadinanza attiva.
- La diversità della persona che apprende
Gli insegnanti sono chiamati a misurarsi con una grande sfida educativa, quella del riconoscimento, rispetto, valorizzazione della diversità. Le diversità psicologiche, sociali, culturali, religiose non vanno nascoste, negate, ma considerate come opportunità e dono. Allo stesso modo, le diversità legate alla presenza di situazioni di particolare fragilità sotto il profilo cognitivo, o dell’autonomia fisica, vanno sempre riconosciute ed accolte, affinché non si trasformino in disuguaglianze penalizzanti. Non è facile per la scuola e l’università essere “inclusive”, aperte alle diversità, in grado di poter veramente aiutare chi è in difficoltà. È necessario che gli insegnanti siano disponibili e professionalmente competenti nel condurre classi dove la diversità viene riconosciuta, accettata, apprezzata come una risorsa educativa per il miglioramento di tutti. Chi è più in difficoltà, più povero, fragile, bisognoso, non deve essere percepito come un disturbo o un ostacolo, ma come il più importante di tutti, al centro dell’attenzione e della tenerezza della scuola.